Oltre che di lunga data, la storia dei rapporti tra la Cascina Oschiena e Friend of the Earth , lo schema di certificazione internazionale per l’agricoltura e l’allevamento sostenibili sviluppato sulla base delle linee guida SAFA (Sustainability Assessment of Food and Agriculture systems) dettate dalla FAO ha una natura molto particolare.
A cogliere nel segno sono state, infatti, diverse peculiarità di questa piccola eccellenza agricola a conduzione familiare situata a Crova, un paesino a sud di Vercelli, quindi nel pieno di quella “piana del riso” che va da Torino a Milano e che, dalla fine del quindicesimo secolo, rappresenta uno dei luoghi di elezione a livello mondiale per la coltivazione del prezioso cereale.
“Quello che ci ha maggiormente colpito di Cascina Oschiena – ha precisato Paolo Bray, Fondatore e Direttore di Friend of the Earth – è la sua maniera di concepire la tutela dell’ambiente, la sostenibilità e il rispetto della biodiversità, che è poi anche quello che rappresenta il cuore fondante del nostro impegno. Oltre alla decisione, impegnativa e coraggiosa, di rinunciare in maniera pressoché totale all’utilizzo di fito e agrofarmaci, ci hanno interessato le tante iniziative collaterali e allo stesso tempo legate a doppio filo con le attività principali”.
Al centro delle attività dell’azienda c’è, ovviamente, una risaia, termine perfino riduttivo per definire ciò che in realtà è un vero e proprio ecosistema (115 ettari, dei quali solo 85% è dedicato al riso, con i restanti 25 trasformati in zona umida permanente e specchi d’acqua di profondità diverse) in prima linea nella salvaguardia della biodiversità, o un’Oasi Naturale, per dirla in altri termini, che peraltro sono gli stessi di quelli della provincia di Vercelli che le ha attribuito tale status.
Il perché di questa decisione, la “condottiera” di Cascina Oschiena, Alice Cerutti lo sa spiegare in un modo forte e incisivo: “La conservazione degli ecosistemi è un punto chiave. Ma non basta più. Oggi bisogna restituire”.
Il ventaglio del riso coltivato dal produttore e certificato da Friend of the Earth è di quelli ampi: si va dal Carnaroli e l’Arborio, risi antichi da risotto presenti nell’area fin da quanto furono “piantati” da Ludovico il Moro in quelle che fino agli interventi di bonifica dei monaci benedettini era una palude infertile, all’Apollo, il primo riso aromatico italiano, al “tondo” Selenio per le zuppe e le minestre, al rosso e nero integrale di Ermes e Venere.
Il riferimento, qui, va, per esempio, alla decisione del management di ridurre le emissioni e i consumi con diverse strategie, che vanno dalla decisione di essiccare il riso nelle ore diurne, cioè quando le richieste energetiche sono più basse, alla piantumazione di alberi di alto fusto, alla riqualificazione di due fontanili che permettono di soddisfare in maniera naturale quasi tutto il fabbisogno idrico della produzione, ai 10 km di corridoi biologici.
“Il nostro principio di fondo – conclude Cerutti – è che la qualità dell’alimento quando si assaggia nel piatto costituisce solo il 20% del totale, il restante 80%, è costituito da ciò che c’è stato a monte e quindi dal tessuto umano ed ambientale che l’ha prodotto. Abbiamo scelto Friend of the Earth perché è una certificazione di sostenibilità completa che dà delle garanzie certe al consumatore, il quale oggi non ha gli strumenti per poter scegliere e per verificare la trasparenza, la tracciabilità dei prodotti di cui si nutre e il rispetto dell’ambiente nel quale sono cresciuti”.